top of page

Media, paura, eruzione e strategie di comunicazione efficace

I Campi Flegrei sono una regione vulcanica situata a nord-ovest di Napoli, che coinvolge diversi comuni limitrofi della città metropolitana come Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida e Quarto assieme ad alcuni quartieri come Soccavo, Pianura, Fuorigrotta, Bagnoli parte del Vomero, Chiaia, Arenella, Chiaiano e così via.


La vasta area vulcanica, detta anche “caldera” dal nome della sua tipica struttura, ha dato sempre modo di parlare di se, almeno sin dall’anno 1583, quando si verificò l’ultima eruzione documentata che interruppe un periodo di quiescenza di almeno 3000 anni e che diede origine, in pochi giorni, al cono di Monte nuovo con un’altura di circa 130 m.


Da allora, la caldera è dormiente nonostante mostri inequivocabili segnali di irrequietezza, fenomeni questi che si sono intensificati nell’ultimo periodo.


Tutta la regione è attentamente monitorata attraverso continue misurazioni sismiche, valutazioni della deformazione del terreno e monitoraggio dei gas emessi, ma le recenti intensificazioni di tutti i fenomeni annessi sta sollevando non poche preoccupazioni riguardo ad un possibile imminente rischio eruttivo.


I mass media, inclusi giornali, televisione, radio e media online, non rinunciano a proporre notizie, ormai con frequenza quotidiana, che riguardano eventi legati ai Campi Flegrei, come l'attività sismica, le eruzioni vulcaniche passate ed i potenziali rischi futuri, con un’informazione diversificata in grado di spaziare dalle notizie di routine sui monitoraggi sismici e consueti aggiornamenti scientifici fino ad arrivare a reportage più approfonditi su potenziali scenari di eruzione e misure di preparazione e sicurezza.


Ma i destinatari di questa informazione sovrabbondante e, spesso, confusionaria sono pronti a tutto questo? Ed in particolare, le persone direttamente coinvolte con i fenomeni di cui si è discusso sopra, sono in grado di enucleare l’informazione ricevuta focalizzandosi esattamente sul problema e traendo le giuste conclusioni ed implicazioni legate a ciò che realmente sta accadendo e a cosa potrebbe accadere in futuro? E’ possibile evitare di ingenerare sopravvalutate paure ed eccessivi allarmismi?


La paura, secondo il filosofo e psicologo austriaco Paull Watzlawick, teorico della comunicazione noto soprattutto per il suo lavoro nella teoria della comunicazione umana, sosteneva che potesse essere considerata una conseguenza della comunicazione disfunzionale o di schemi di pensiero distorti ed emergere, quindi, a causa di una mancanza di chiarezza nella comunicazione tra individui.


Il modello di catastrofizzazione può portare le persone a percepire minacce esagerate o a sentirsi impotenti di fronte a situazioni che in realtà potrebbero essere gestite in modo più razionale.


Quindi se, da un lato, i media giocano un ruolo importante nel fornire informazioni tempestive, educare il pubblico sui rischi e sulle misure di preparazione, nonché nell'analizzare le politiche di gestione del rischio e i piani di emergenza delle autorità locali, dall’altro lato, un’informazione fortemente polarizzata può condurre facilmente a sensazionalismi e all’eccessiva drammatizzazione degli eventi generando, di conseguenza, un fenomeno diffuso di ansia.


La paura di ciò che potrebbe accadere, ovvero una devastante eruzione, può essere influenzata da vari fattori comunicativi, tra cui:

 1. Comunicazione mediatica: Le informazioni diffuse dai mezzi di comunicazione, come notizie, reportage e avvisi, possono modellare la percezione del rischio eruttivo e influenzare il livello di ansia e paura nelle persone.

 2. Comunicazione sociale: Le conversazioni tra individui, sia faccia a faccia che attraverso i social media, possono diffondere preoccupazioni e paure riguardo, ad esempio, all’intensificarsi dei fenomeni annessi come i terremoti, contribuendo alla formazione di atteggiamenti collettivi nei confronti del rischio eruttivo.

 3. Comunicazione istituzionale: Le istituzioni governative e scientifiche svolgono un ruolo importante nella comunicazione del rischio eruttivo e nella promozione della preparazione e della sicurezza. La chiarezza e l'efficacia della comunicazione istituzionale possono influenzare la percezione e la gestione della paura nella popolazione.


Se da un lato è praticamente impossibile agire sul punto 2., i punti 1. e 3. Costituiscono fondamentali capi saldi per una corretta informazione uniti, ovviamente, ad una conoscenza e comprensione del fenomeno in corso che ne analizzi le cause, gli effetti e le misure di mitigazione del rischio.


In conclusione, la comprensione di questi processi può aiutare a sviluppare strategie di comunicazione più efficaci per affrontare le preoccupazioni della comunità e sviluppare un diffuso senso di sicurezza e resilienza nei confronti di fenomeni naturali avversi ed imprevedibili.


Daniele




Post recenti

Mostra tutti
bottom of page